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Qualsiasi cosa facciano le donne, devono essere almeno due volte più brave di un uomo per essere considerate brave quanto lui. Per fortuna questo non è difficile. (Charlotte Whitton)

 

Ironia a parte i tempi cambiano, il ’68 non è passato invano, di conquiste ne sono state fatte per carità, ma la sostanza purtroppo è sempre quella.

Secondo l’ultimo rapporto dell’Oxfam sulla situazione del lavoro femminile nei paesi dell’Unione Europea, una donna mediamente deve lavorare 59 ore in più all’anno rispetto ai colleghi uomini x ottenere lo stesso stipendio!

Il documento prosegue anche affermando che x le donne valgono minori garanzie lavorative e che i ruoli che vengono chiamate a ricoprire non tengono spesso conto delle loro qualifiche di studio e capacità professionali.

E ancora che in Italia solo il 48,9% delle donne tra i 16 e i 64 anni è occupata mentre la media europea si attesta sul 62,4%.

E basta fare un confronto con i Paesi a noi vicini per rendersi conto del divario: in Olanda le donne che lavorano sono i due terzi del totale degli occupati, in Germania la metà. Fa peggio di noi solo la Grecia con uno scarso 45% di occupazione femminile.

Negli ultimi anni, certo, la situazione è migliorata. Le donne che hanno fatto ingresso nel mercato del lavoro sono cresciute e l’occupazione femminile, secondo i dati Istat, è al suo massimo storico dal 1977. Ma attenzione, perché è cresciuto anche il lavoro part time, di cui le donne fanno un utilizzo, soprattutto negli anni post-maternità.

Pensate che secondo i dati Istat, il 32,8% delle lavoratrici donne fa un lavoro part time a fronte di un 8% dei lavoratori uomini!

Il famoso “part time”, uno strumento che viene chiamato “di conciliazione lavoro-famiglia”, ma che non sempre, però, è scelto volontariamente dalle lavoratrici.

In Italia infatti c’è stato un vero boom di part time involontari, passati dai 403 mila del 2009 ai 748 mila del 2016, lavoratrici che fanno un part time ma che vorrebbero un full time, o addirittura donne che sulla carta hanno contratti part time ma nella realtà lavorano full time.

Per non parlare poi delle donne che dopo il primo figlio abbandonano il lavoro.

Secondo i dati dell’Ispettorato nazionale del lavoro, le donne che si sono licenziate nell’ultimo anno sono state 29.879. Tra le mamme, appena 5.261 sono i passaggi ad altra azienda, mentre tutte le altre (24.618) hanno lamentato motivazioni legate alla difficoltà di assistere il bambino (costi elevati e mancanza di nidi) o alla difficoltà di conciliare lavoro e famiglia.

Conciliare impegni familiari e lavorativi in Italia è talmente complicato che secondo il “Rapporto mamme italia 2017” di “Save the children” la categoria della mamme viene identificata come quella delle EQUILIBRISTE!!

Al lavoro domestico, nella fascia d’età tra i 25 e i 44 anni, le donne dedicano 3 ore e 25 minuti al giorno, contro un’ora e 22 minuti degli uomini.

Lo stesso vale per il lavoro riservato alla cura dei familiari conviventi,in particolare dei figli fino a 17 anni: 2 ore e 16 minuti al giorno è il tempo impiegato dalle donne, contro un’ora e 29 minuti degli uomini.

Cosa si può fare quindi per superare tutto ciò?

Dal 2015 l’Unione Europea cerca di promuovere la maggior partecipazione dei padri alla cura dei figli , in Portogallo per esempio sono previsti 20 giorni di congedo di paternità obbligatorio ed esclusivo mentre in Germania vengono concessi benefit ai genitori che condividono le responsabilità parentali.

Questa responsabilità condivisa, comunque, non può essere intesa solo come la divisione dei compiti tra genitori e altri membri della famiglia ma anche il coinvolgimento di tanti altri soggetti, partendo dagli enti pubblici, organizzazioni no-profit e aziende.

E non ultimi anche i datori di lavoro dovrebbero preoccuparsi di creare condizioni favorevoli sul posto di lavoro affinché i dipendenti possano essere sereni e quindi più produttivi.

Nell’attesa però che Governo, Istituzioni e Aziende si diano una mossa credo che sia necessario promuovere il cambiamento partendo dal nostro nucleo familiare, se la mentalità non cambia infatti all’ interno delle nostre quattro mura, come possiamo pretendere che ci sia un vero cambiamento fuori, nella società?

Quindi donne impariamo a delegare e a condividere gli impegni familiari coi nostri uomini, senza troppi sensi di colpa, e voi uomini pretendete di essere coinvolti dalle vostre mogli e compagne!

Lo stile di vita attuale richiede che a contribuire al budget familiare ci sia l’apporto economico di entrambi e quindi anche la gestione familiare deve essere condivisa.

Apriamo gli occhi al mondo lavorativo che cambia, non esistono solo realtà denigranti, ma anche nuove opportunità che si palesano ad occhi curiosi e attenti.

Se le grosse aziende private o pubbliche nel mondo lavorativo tradizionale faticano a mettersi al passo coi tempi, prendiamo in mano le nostre vite donne, mamme,figlie e mogli, e con coraggio proviamo qualcosa di nuovo.

Flessibilità non è necessariamente precarietà!

Il lavoro part time deve essere funzionale alle nostre esigenze, deve essere una scelta volontaria e momentanea perché deve essere un nostro diritto poter rientrare a lavorare full time quando poi ci sentiamo pronte a farlo.

E ancora più importante, NON DOBBIAMO RINUNCIARE ALL’ OPPORTUNITA’ DI METTERCI IN GIOCO E DI CRESCERE PROFESSIONALMENTE!

Perché alle soglie del 2020 dobbiamo ancora scegliere tra carriera e famiglia????

E tu cosa ne pensi?

Se desideri sapere come tante donne stanno cambiando non solo la loro vita, ma la storia del mondo del lavoro in Italia e all’estero contattami sulla mia pagina FB Federica Macchi Networker e seguimi sul mio sito Federica Macchi Networker.